DDL ZAN – CHE COS’È?

Gli OdG presentati in Consiglio  Comunale

La seduta del Consiglio Comunale di Faenza del 27 maggio ha visto le varie forze politiche ed i singoli consiglieri della nostra città confrontarsi sulle premesse e le implicazioni legate al DDL Zan, proposta di legge contro l’omotransfobia e l’abilismo attualmente in esame in Parlamento. L’occasione è stata data dalla presentazione di un Ordine del Giorno, su iniziativa di Fratelli d’Italia, che accusava il Disegno di Legge in questione di andare a limitare la libertà di espressione (diritto sancito e tutelato dalla Costituzione) imponendo una censura preventiva su determinati temi. L’ordine del giorno è stato bocciato all’unanimità dalla Maggioranza, che, sempre all’unanimità, ne ha proposto ed approvato un altro (leggibile qui) che sottolineava invece la necessità di dare una maggiore tutela giuridica ad alcune  minoranze, oggetto di specifiche vessazioni e non sufficientemente protette dal corpo di leggi attualmente in vigore.

 

Cos’è il DDL Zan?

Purtroppo il dibattito su questi temi, per loro natura difficili e controversi, è stato avvelenato da coloro che osteggiano il decreto in questione con argomentazioni strumentali, inesattezze ed allarmismi ingiustificati, ai limiti della disinformazione. Riteniamo pertanto utile provare a fare un po’ di chiarezza. Il DDL ZAN è un disegno di legge che vuole aggiornare una norma già vigente contro le discriminazioni (la Legge Mancino), introdurre la giornata contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia e prevedere il via libera ai centri antidiscriminazione per dare riparo e sostegno alle vittime.

Cosa dice oggi la Legge Mancino?

Nata nel 1993, questa legge si compone sostanzialmente dell’articolo 604 bis, che punisce le discriminazioni razziali, etniche, nazionali e religiose e dell’art. 604 ter che stabilisce alcune aggravanti. Non è quindi una normativa nuova e si porta dietro un’ampia letteratura giuridica, tale da non concedere ambiguità nell’interpretazione del giudice in eventuali controversie. Il ddl Zan, collegandosi a questa legge già ampiamente consolidata, aggiunge come causali di reato anche le condotte discriminatorie fondate “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”.

Ma viene messa a rischio la libertà di espressione?

No! A meno che non si condividano o si pronuncino parole d’odio o di istigazione all’odio (come fece Giovanni De Paoli della Lega quando disse: “Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno”), non c’è alcun pericolo di essere puniti se ad esempio si sostiene pubblicamente la contrarietà alle adozioni in coppie dello stesso sesso. Se ci fosse tale rischio liberticida allora dovrebbe verificarsi anche il caso di persone condannate per aver espresso la propria contrarietà allo ius soli, dato che la Legge Mancino punisce già oggi le discriminazioni razziali. Invece questo non accade. Per essere ancor più sicuri lo stesso disegno di legge Zan chiarisce all’articolo 4 che la libera espressione delle opinioni è tutelata (a differenza dell’odio, che è un’altra cosa, verso un gruppo di persone “colpevole” soltanto di avere un’identità e di vivere la propria vita).

Nelle scuole ci sarà un “indottrinamento”?

Anche in questo caso c’è tanta disinformazione! Intanto l’autonomia scolastica rimane un caposaldo del nostro sistema educativo, quindi nessuno può imporre alcunché, ma poi lo stesso disegno di legge Zan non accenna nemmeno alla possibilità di indottrinare se non nella misura in cui si voglia educare al rispetto delle diversità. L’unico scopo di istituire una giornata nazionale contro l’omofobia è infatti quello di organizzare attività mirate a promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione ed a contrastare i pregiudizi. Questi sono i valori della nostra Costituzione, né più né meno.

Ed infine: è una priorità?

Sì! A parte il fatto che una Repubblica liberal-democratica seria considera un valore fare leggi a tutela dei gruppi di persone discriminate, è evidente che, non essendoci una legge specifica contro l’omotransfobia e l’abilismo, le vittime hanno più remore a denunciare. Inoltre, si registra da anni un allarmante costante aumento dei casi di discriminazioni e delle violenze (dati dell’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori).

Se, come sostiene la Destra, “le priorità sono altre” e non si deve perdere tempo ora per queste cose, allora come si spiega la lotta all’ultimo quartiere scatenata da coloro che avversano il disegno di legge De Zan per affossarlo? Non è forse tempo perso l’ostruzionismo pervicacemente portato avanti in Parlamento dalla Destra contro il suddetto disegno? Non è tempo che potrebbe essere più utilmente speso per affrontare quelle priorità di cui ci parlano (senza meglio specificarle)? Perché il benaltrismo viene tirato in ballo solo di fronte alle questioni etiche?

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