Una manovra economica sbagliata e dannosa per il Paese, per i lavoratori, per le imprese.

 

On. Marco Di Maio

On. Marco Di Maio: “La manovra economica approvata alla Camera con la fiducia (e che andrà riscritta al Senato) non produce investimenti, taglia fondi a scuola, università e ricerca, penalizza i lavoratori e le famiglie, crea ingiustizie sociali, e fa aumentare le tasse per le imprese e i professionisti.

A ciò si aggiunge un’approssimazione nel metodo di lavoro che si è mostrata più volte nei primi mesi di governo e anche nell’esame parlamentare del provvedimento. Ho seguito anche in commissione Bilancio (pur non essendone componente) parte dell’iter assistendo a balletti penosi di cifre, misure, emendamenti, previsioni surreali di crescita, attacchi all’Europa, retromarce e smentite. Certo, poi c’era anche chi faceva altro mentre noi lavoravamo, ma questa è un’altra storia…

COSA NON CONVINCE DELLA MANOVRA

Per giorni si sono moltiplicate notizie e voci di una trattativa con l’Unione europea per modificare il deficit e, conseguentemente, i parametri fondamentali della legge di bilancio. Di fatto, dunque, si è discusso “al buio” di una manovra di cui non sono stati chiariti in modo definitivo – in particolare per quanto riguarda le sue misure principali, reddito di cittadinanza e “quota 100” per le pensioni – tempi effettivi e cifre reali.
Le modifiche “vere” arriveranno solo durante l’esame in Senato, ma è ormai chiaro che alla fine sarà approvata una legge di bilancio che si limita a sollevare molto fumo con un po’ di spesa assistenziale ma che in realtà non promuove la crescita, non taglia le tasse e non mette in cantiere gli investimenti di cui il Paese ha bisogno.
Nel frattempo il Pil è tornato sotto zero – non accadeva dal 2014 – e lo spread (cioè i tassi di interesse che TUTTI paghiamo sui nostri mutui) è tornato a salire, mentre segnali negativi arrivano anche dai mercati internazionali erodendo i risparmi di tutti. In questo quadro il governo ha impostato la manovra con una previsione di crescita dell’1,5% nel 2019 di cui saremmo tutti felici, ma che purtroppo è (ad oggi) irrealistica.

PIÙ TASSE PER IMPRESE E FAMIGLIE

Con i governi Renzi e Gentiloni la pressione fiscale era diminuita. Il 2019, invece, porterà un cambiamento in peggio. Come rilevato dall’Ufficio parlamentare di bilancio, la tassazione per le imprese subirà un aumento netto di più di 6 miliardi di euro nel 2019. Pagheranno più tasse gli imprenditori e rischiano di farlo anche le famiglie perché Lega e Movimento 5 stelle hanno tolto il divieto di aumentare le aliquote Irpef comunali e regionali che noi avevamo messo.

PENSIONI E “QUOTA 100”

Per quanto riguarda la volontà di intervenire sulla materia previdenziale, non si va oltre le promesse della campagna elettorale. Si parla di “quota 100”, ma nella legge di bilancio non c’è scritto nulla al riguardo. Non si hanno notizie di come si spenderanno i soldi stanziati, ma ci sono previsioni fatte in base a ciò che si è letto nelle varie dichiarazioni di intenti. Si stima che chi optasse per “quota 100” subirebbe una riduzione della pensione lorda rispetto a quella corrispondente alla prima uscita utile con il regime attuale da circa il 5 per cento (in caso di anticipo solo di un anno) a oltre il 30 per cento (se l’anticipo è di oltre quattro anni).
La nostra proposta è quella di rendere permanente l’Ape sociale: chi fa lavori usuranti (elenco che si potrebbe estendere ed aggiornare) deve poter andare in pensione a 63 anni senza essere penalizzato. L’Ape sociale, che scade improrogabilmente il 31 dicembre 2018, è una concreta opportunità di anticipare l’età pensionabile per chi è disoccupato, ha problemi di salute e ha in famiglia dei disabili, così come per chi fa lavori gravosi. Abbiamo proposto di rinnovarla almeno per un anno se non vogliono renderla permanente: ci hanno detto di no.

REDDITO DI CITTADINANZA: L’ALTERNATIVA C’E’

La proposta sul reddito di cittadinanza presenta moltissime incognite. C’è una pressoché totale mancanza di indicazioni precise sulla natura e sulla misura del beneficio. Un’altra incognita è rappresentata dalla possibilità di un efficace contrasto al lavoro nero.

La nostra proposta è: potenziare il Reddito di Inclusione (REI), strumento che non solo esiste già ma sta anche dando buoni risultati contro la povertà. Chiediamo (e continueremo a farlo) di potenziarlo e di allargare la platea dei beneficiari.

LE ALTRE PROPOSTE
In queste settimane abbiamo proposto misure concrete e alternative.

MENO TASSE:
per chi lavora la riduzione del costo del lavoro di 4 punti a partire dal 2019, a beneficio dei lavoratori e dei datori di lavoro; la riduzione del cuneo fiscale, necessaria sia per un abbassamento del costo del lavoro – misura efficace per stimolare la crescita – sia per un aumento dei salari;

per le piccole imprese il mantenimento dell’IRI (l’imposta sul reddito di impresa) al 24 per cento per le società di persone e le ditte individuali, contestuale soppressione dell’estensione del “regime forfettario” (minimi) e dell’imposta sostitutiva al 20 per cento. La “flat tax”, prevista nella legge di bilancio con aliquota al 15 per cento, vale solo per professionisti e imprese individuali per redditi fino a 65 mila euro (per il 2019) e al 20 per cento per redditi dai 65 mila ai 100 mila euro nel 2020; queste misure potrebbero determinare effetti distorsivi sui professionisti e le imprese che si collocheranno appena sopra o sotto la soglia;

per chi cresce il ripristino dell’ACE (Aiuto alla Crescita Economica), per chi aumenta il capitale della propria azienda. L’ACE legava lo sgravio al rafforzamento patrimoniale, e cioè al superamento di una delle principali debolezze strutturali del nostro sistema imprenditoriale, la bassa capitalizzazione. La sostituzione dei regimi in vigore dell’IRI e dell’ACE con i nuovi regimi cambia in modo rilevante le platee delle imprese beneficiate e le finalità degli sgravi, con il risultato di favorire i segmenti più arretrati dell’economia e di disincentivare i processi di crescita delle imprese.

PIU’ SERVIZI E PIU’ SOSTEGNO A CHI HA BISOGNO

per sostenere i redditi un assegno unico e universale per i figli: 5 miliardi l’anno in più per aiutare tutte le famiglie con figli a carico, comprendendo lavoratori dipendenti e autonomi. La proposta formulata cerca di ovviare all’inefficienza e all’iniquità della disciplina vigente, prevedendo una detrazione di 240 euro per 12 mensilità per ogni figlio a carico di età inferiore a ventisei anni e maggiorato per ciascun figlio con disabilità anche per gli incapienti Irpef e per i lavoratori autonomi, prevedendo l’istituzione di un apposito fondo.

per la formazione: incentivi alla formazione, perché non si abolisce qualcosa che funziona: l’alternanza scuola-lavoro va ripristinata. Più formazione per gli studenti e più contatti col mondo del lavoro. Meno tasse per chi forma i dipendenti per l’utilizzo delle nuove tecnologie e credito di imposta per la formazione 4.0.

PIU’ INVESTIMENTI

per le imprese, sostegno agli investimenti: ripristino dell’iperammortamento e credito di imposta per Ricerca e Sviluppo ed estensione di Impresa 4.0 all’agricoltura. Sono tutte misure dei governi precedenti che hanno prodotto effetti positivi per il mondo delle imprese. In particolare, la proposta di estendere al comparto agricolo le misure riconducibili ad Industria 4.0 rappresenta uno strumento di politica economica di stimolo agli investimenti privati;

per le infrastrutture, istituire “Casa Italia Sicura”, un piano straordinario e permanente di investimenti volto al contrasto del dissesto idrogeologico, alla cura e alla valorizzazione del territorio, alla messa in sicurezza del suolo, allo sviluppo delle infrastrutture idriche e delle aree urbane nonché del patrimonio abitativo e dell’edilizia scolastica, anche in riferimento alla sicurezza e all’efficienza energetica degli edifici, con un investimento annuale di oltre 3 miliardi di euro, a decorrere dal 2019″.

Share